giovedì 2 giugno 2011

Letterina alla Repubblica per la sua festa.

Cara Repubblica,
mi rendo conto di essere una di quelle persone antipatiche che oggi non ti ha festeggiata.
Ma voglio farti i miei migliori auguri, in questa giornata che rappresenta la tua festa.


Ti auguro allora di continuare a respirare l'odore di immondizia e di non riuscire a camminare per le strade di Napoli.
Ti auguro di respirare continuamente le polveri sottili degli inceneritori, di svendere la soluzione dei problemi al miglior offerente, in modo da renderli ancora più grossi.

Ti auguro di veder morire lentamente i tuoi sogni, soffocati dal precariato continuo, dalle tasche vuote.

Ti auguro di trovare un lavoro che ami, di buttarci l'anima e di vederlo svanire per gli stipendi in ritardo.
Ti auguro di vedere i tuoi risparmi andare in fumo per pagare i debiti, per un affitto troppo alto.
Ti auguro di sacrificare le giornate di sole, per rimanere chiusa a lavorare.
Ti auguro di ringraziare chi ti sfrutta sul lavoro, perché almeno ne hai uno, anche se per una miseria, anche se non ti basta né per iniziare il mese né per arrivare alla fine.

Ti auguro l'insonnia perché vedi che tutta la tua fatica non ha un ritorno.

Ti auguro l'ignoranza dei tuoi cittadini, che non ti permetteranno di liberarti di un cancro che ti affligge da quando sei nata.
Ti auguro che i fascisti ti mangino da dentro, rifacendo di continuo la plastica al tuo nasino bello, per farti credere che va tutto bene.
Ti auguro di vederti spolpare le ossa dalla Mafia, dalla Chiesa, dai Massoni.

Ti auguro una Costituzione che vale come carta straccia.
Ti auguro di essere fondata sul sangue dei tuoi lavoratori, sulle loro morti bianche, sulla disperazione dei tuoi precari.
Ti auguro di spaccarti il culo in una cucina, in un cantiere, in una fabbrica, di perdere il sorriso in un call-center e di sapere che non hai alternative in quel momento.

Ti auguro di addormentarti nella Casa dello Studente, in una notte di aprile, e di non risvegliarti più, coperta di macerie.

Ti auguro delle stragi meschine fatte nel tuo nome, che non avranno mai nessun colpevole.

Ti auguro di non riuscire ad accogliere i migranti, di non essere capace di fare integrazione sociale.

Ti auguro i tuoi figli migliori che fuggono altrove pur di poter sopravvivere.

Ti auguro scelte irresponsabili e retrograde che ti portino a spegnerti ancora di più.

Ti auguro di vederti sottrarre ogni diritto per due lenticchie in più nel piatto.

Ti auguro l'illusione di una vita dignitosa, stroncata dall'incapacità di mantenerla.

Ti auguro una Scuola Pubblica che non riesca più a formare nuove menti, ma che tenda solo ad appiattirle sempre di più.

Ti auguro un paese dove produrre cultura è una forma accanita di resistenza e di fame.
Un paese dove ti hanno mangiato lo spazio fino sull'uscio di casa.

Ti auguro la disgregazione sociale, il bene comune che va in polvere, il qualunquismo che la fa da padrone.

Ti auguro di dover scegliere tra gravidanza e lavoro, perché la carriera ti è preclusa.
Ti auguro di essere guardata come un animale esotico se la tua rabbia non si spegne.

Buona Festa mia cara Repubblica, ti auguro con il cuore che la realtà ti morda in faccia come ha fatto con noi, che ti lasci una cicatrice profonda, come quelle che portiamo noi sulle mani e sul viso.
Ti auguro la nostra vita cara Repubblica, per capire quanta importanza ha riuscire a sorridere nel marasma, quanto sia preziosa la solidarietà delle persone che hai accanto. Forse, dopo tutto questo, riusciremo a festeggiarti per quello che sei realmente. Non per quello che ci vogliono far credere che tu sia.

Con amore.
Amal