mercoledì 30 maggio 2012

Scarpe rotte eppur bisogna andar...

Dio esiste. Esiste ed è uno sceneggiatore pazzo.
O forse ha solamente un pessimo senso dell'umorismo.

Sono in viaggio. Dovevano esser tre date semplici: Torino con Jeffrey Lewis, Padova con i Fenster, Bologna con i Codeine.
Tutte città dove posso non prendere un albergo salutare gli amici e pensare che stare in viaggio mi piace.

Ecco. Torino. Sono ancora a Torino, seduta sotto il sole cocente su una panchina in Piazza Nizza ad aspettare Davide e Gianluca perché si è rotta la metro e non riesco ad arrivare al nostro appuntamento.

Dicevamo Torino. Dove arrivo e ad accogliermi c'è una bella rissa con ragazzo steso in terra in una pozza di sangue. Ah bentornata. Ah che bella San Salvario.

Mollo la valigia, mi scolo due birre ghiacciate e prendo la metro in direzione Porta Susa, dove devo acchiappare al volo un autobus per arrivare allo Spazio211.
Sono ovviamente in ritardo, perché anche il treno era in ritardo e io ho avuto bisogno di aumentare questo ritardo.

Ora: una delle cose di cui mi vanto tantissimo è il mio senso dell'orientamento.
Torino riesce a rompermi la bussola. Questa cosa che è tutta quadrata non mi sconfinfera.

Insomma ogni volta mi ripeto di scendere alla fermata XVIII Dicembre e non a Susa (che poi mi perdo come una babbea).

Eh, perché lo so che girerò in quel labirinto di cantieri almeno per mezz'ora e che quando finalmente troverò il capolinea l'autobus mi partirà sotto il naso... No! Checculo! Sta arrivando adesso. Dai che forse recupero il ritardo... Ah. È rotto. Come il treno che mi ha portata a Torino (che aveva le carrozze in ordine sparso 4 1 3 2 e per trovare la mia mi sono sentita in panico come una bionda davanti a un computer). Rotto. Come si è rotta la metro oggi.

Ora sono in viaggio verso Padova. La settimana è ancora lunga. Ho dormito dueoreequaranta grazie ai fottuti operai sotto casa della mia amica.
Gianluca non vuole che io vada al bar a comprare l'acqua per paura che mi tirino sotto quando attraverso la strada.

Stamattina mi sono svegliata con un gatto meraviglioso che mi faceva le fusa e mi guardava come a dirmi "Amami, non puoi fare altrimenti.".

Ecco. Tra poco siamo in autostrada. Vado.



sabato 19 maggio 2012

Una valigia piena di ciondoli un foglio di via.

Ci sono un sacco di cose che mi fanno incazzare, in cima a questa lista c'è la moda di gridare “All'espatrio! All'espatrio!”; questo grande gioco di lamentarsi, chiusi nel proprio bozzolo, dicendo che tanto questo è un paese di merda dove le cose non cambieranno mai.
Vi giuro che è una cosa che mi fa accapponare la pelle.


Va bene, a parte il bel mare, il sole, i monti e il buon vino non è che in Italia ce la passiamo benissimo, ma davvero vogliamo campare con il luogo comune dell'espatrio?
Davvero tutto quello che ci rimane dei nostri nonni è questo? Non abbiamo imparato niente dalle loro valigie di cartone? Non abbiamo assimilato niente del concetto di r*esistenza?

Vogliamo davvero lasciare ai nostri occhi solo i sogni che non fanno svegliare?

Lo so che a volte ci si sente dei Don Chischiotte, perché cercare di far le cose qui è molto difficile. A livello culturale, a livello sociale, a livello di arrivare almeno al 15 del mese.
Chi lo mette in dubbio! Nessuno. Davvero nessuno. Qui si fa fatica a vivere di qualunque cosa: della pensione, dello stipendio risicato, del lavoro per cui abbiamo studiato e imparato tanto.
Si gioca al ribasso, alla situazione meno peggio. Siamo dei virtuosi del meno peggio. Meglio di noi nessuno.

Bene, ora io non ho la soluzione in tasca, perché sono nello standard dei giovani italiani che cercano un riscatto e vivono di stenti.
Per cui non ho la formula del successo e della ricchezza, ma sinceramente preferisco trovare ogni angolo possibile di coerenza nella mia quotidianità, preferisco la mia linea da dura e pura della cultura.
Preferisco mangiare la polvere piuttosto che mollare e arrendermi, piangendo come una bambina capricciosa e andarmene.
Sarà che io sono cresciuta con il mito dei marinai e della Resistenza, sarà che il mio senso del bene comune mi supplica, ogni mattina quando mi guardo lo specchio, di non mollare, di mantenere viva quell'ambizione di cambiare le cose, anche solo di una virgola, anche solo creando un'isola in mezzo al marasma.

E oggi più che mai, dopo quello che è successo a Brindisi, voi che urlate all'espatrio e al paese di merda mi avete davvero esasperato.

Riusciremo mai a essere protagonisti invece che meri “utenti” delle nostre vite? Riusciremo mai ad aver voglia di sporcarci le mani con l'anima per lasciar qualcosa di meglio a noi stessi e ai nostri figli, o vorremo sempre e solo un ottimo piano di fuga?


Poi parlo io, me ne rendo conto, che non sono niente, che sono un'errante, non sono una viaggiatrice, una senza terra e non un'emigrante, e proprio per questo non voglio dire a priori che andarsene sia sbagliato. Anzi. Si parla di abbattere i confini, di società senza frontiere, la maggior parte degli amici che ho amato e con cui sono cresciuta sono sparsi ai quattro angoli del globo. Non ce l'ho con gli emigranti, per carità, ce l'ho solo con il qualunquismo e con la lamentela costante sul nostro paese. Ce l'ho con chi urla: “Andiamo via da questo paese di merda!” e non prende mai in considerazione di cambiare le cose, con chi ha l'illusione che fuori sia tutto diverso, migliore, perfetto.
Citando un amico non si torna da mamma andando all'estero.

giovedì 3 maggio 2012

Seimilaquattrocentoottantacinquechilometri (circa)


Suona, libero. E non suona strano.
“Pronto?”
“Ehi sono io, mi hanno detto che ieri eri a Milano!”
“C'ero, sì! Perché tu no? Sono a Mosca adesso attenta che spendi un casino...”
“Chi se ne frega. Davvero. Ieri ho passato la giornata sul divano...”

A volte stare sul divano fa bene allo spirito.
Aiuta a respirare, riprendere fiato, scrollarsi di dosso il problema di avere troppi impegni e troppo poco tempo per portarli a termine.

Ti rotoli da un bracciolo all'altro cercando una posizione decente per leggere, (che non troverai praticamente mai, ti si addormenterà sempre un braccio, ti farà male il collo, l'alluce del piede sinistro riuscirà a darti fastidio e via dicendo). Prendi fiato.
Dopotutto fuori piove.
Che vuoi fare?
Non far niente è perfetto. Musica, libro, coperta.
Ti manca solo un bicchiere di whisky, un gatto che ti fa le fusa ed è la perfezione.

Più o meno.
Perché un appuntamento mancato ti fa rimpiangere di esser stata ferma e un po' brucia, in modo latente.



6485 km.
Seimilaquattrocentoottantacinque chilometri (più o meno) sono quelli che ho percorso dall'inizio dell'anno. Quattro mesi. In giro.
Vorresti metterti in viaggio e tutto quello che fai è rimbalzare come una pallina da flipper su e giù per lo stivale senza renderti conto davvero delle distanze, delle pareti contro cui vai a sbattere.
Dopotutto non è così tanta strada.

Ti senti un po' come se stessi procedendo in tondo. Come se non riuscissi davvero ad allontanarti dal punto di partenza. Che differenza c'è con un anno fa?
Se fosse una spirale sarebbe molto stretta.
E quella strada va bene farla, nessuno se ne lamenta, in viaggio si guarisce. Ci si ritrova quando ci si perde.
Da qualche parte.

La distanza è sempre sotto controllo.
I disturbi del sonno aiutano le comunicazioni su altri fusi orari.
Internet tiene sotto controllo la distanza.


Tre regole semplici che assimili e va tutto bene.
E io, per non sbagliarmi, ho anche una serie di orologi che segnano i vari fusi orari, anche se non ho ancora la mia parete blu Tardis.

Poi c'è quella telefonata, che in quei minuti, ti ricorda la grandezza del mondo, ti sbatte in faccia la distanza, il tempo e il fatto che non sei davvero capace di tenerlo sotto controllo.

Perché non posso prendere quel pacchetto di chilometri (e quelli che mi aspettano con i prossimi tour) e scambiarli con un lungo viaggio, che vada a sbattere in tutti quegli angoli di mondo dove siete finiti?
Perché non riesco a sommare i passi tra loro fino ad arrivare da voi?

“Be' stai bene? La scuola come va? Ti leggo sai!”
“Va bene, sto bene. Avrei dovuto alzarmi da quel cazzo di divano e venire a Milano, lo sapevo. Pure quell'altro è tornato da Dublino e me lo sono perso...”
“Ehi, quando torno prometto che proviamo a vederci. A Natale. Promesso. Adesso vado che rischio di perdere l'aereo”
"Ehi... mi ha fatto piacere sentire di nuovo la tua voce, dopo tutti questi anni... stammi bene eh!”

Click.
Un sospiro.
Vaffanculo.
Natale non mi è mai sembrato così lontano.

mercoledì 2 maggio 2012

Perle

Succede a volte, quando si ha un nome con molte "A" nel mezzo, di raccattare in giro per il magico mondo di internet una quantità di psicopatici e molesti che fanno vacillare l'apertura mentale di chiunque di noi.
Succede che negli anni collezioni conversazioni o mail totalmente fuori di senno un po' come la gente normale colleziona francobolli.


Per lo più sono richieste prive di poesia, una secchiata di commenti volgari e proposte di slave, serate a pagamento e robe del genere.
A volte vorrei essere uomo solo per avere una collezione di semplici mail di spam enlarge your penis. Credo che sarebbe meno impegnativo.


Da quando ci siamo rinchiusi tutti nel magico mondo di facebook questo tipo di contatti si sono moltiplicati come fanno i conigli in primavera.
Peccato però che questi non li puoi fare in padella con pinoli olive taggiasche e vino bianco. Ma devi semplicemente sorbirteli e poi bannarli.


Alcuni, come il simpatico anonimo qui sotto, regalano però momenti di dolce cara e alta ilarità. 
Quindi, perché tenermela tutta per me in un mondo dove la condivisione è importante? 


Perle.
Tutto ebbe inizio una mattina di marzo...




  • XXXXX
    • grazie per l'amicizia serena 


  • 20 marzo
    R Amal Serena
    • Ciao XXXXX, grazie a te. Comunque io mi chiamo AMAL, Serena è il mio cognome.


  • XXXXX
    20 marzo
    • we'...scusami allora amal pensavo che serena era il tuo nome:)


  • 21 marzo
    R Amal Serena
    • Scusami se te lo chiedo, ma "fosse" che ti ha fatto di male?

    • www.accademiadellacrusca.it
      Con questa scheda speriamo di risolvere i dubbi di molti lettori su forme verbali irregolari o avvertite come strane e inconsuete. Si tratta di una lista (ordinata alfabeticamente) di verbi irregolari o difettivi di cui vengono messi in evidenza congiuntivi, participi passati e altre forme che pos…


  • 21 marzo
    XXXXX
    • fosse? in che senso
    • pensavo che il tuo nome era serena e no amal
    • adesso non capisco fosse????????????????
    • we' e un altra cosa ma io lo indento in un modo


  • 21 marzo
    R Amal Serena
    • così per dire.



  • XXXXX
    21 marzo
    • we sei in linea
    • ahahahahahahahah
    • stai scerzando immagino


  • 21 marzo
    R Amal Serena
    • Mi sa che non hai capito una ceppa... e al massimo sto SCHERZANDO e non SCERZANDO; comunque no, non lo sto facendo. Sono seria.


  • XXXXX
    21 marzo
    • che dici
    • ti chiami amal
    • serena e il tuo cognome
    • quindi?
    • ho confuso il nome per il tuo cognome
    • fin qui ci siamo ok
    • veritas


  • 21 marzo
    R Amal Serena
    • Bravo. Almeno questo l'hai capito. Quello che non hai evidentemente evinto dai miei messaggi è un piccolo problema con la coniugazione dei verbi e con la grammatica, nonché con la sintassi.


  • XXXXX
    21 marzo
    • adesso capisco
    • volevi che ti scrivevo bene (ecco, a questo punto volevo davvero trasformarmi in un angelo vendicatore, ancora non capisco perché io non ci sia riuscita)
    • amal quante lingue conosci


  • 21 marzo
    R Amal Serena
    • Dimmi che adesso stai scherzando tu.



  • 21 marzo
    XXXXX
    • nooooooooooooooooo
    • io conosco 5 lingue
    • e adesso sto imparando un altra


  • 21 marzo
    R Amal Serena
    • Ma almeno una, bene, la sai?



  • 21 marzo
    XXXXX
    • ahahahahahahaha
    • daiiiiiiii e una chatte
      (qui mi girai, guardai il mio amico accanto a me e gli chiesi: "Non l'ha scritto sul serio, vero? Sono io che ho letto male...")

  • 21 marzo
    R Amal Serena
    • No vabbè. CIAO.



  • 21 marzo
    XXXXX
    • c'e' chi scrive con due parole
    • amal non fare cosi
    • scusami
    • ma a me piace parlare
    • e non pensare a male
    • io sono una persona molto tranquilla
    • e mi dispiace che ti offendi
    • daaaai
    • non capisco adesso non mi conosci
    • ????????????????
    • non immaginavo che te la prendevi cosi
    • amal ti posso fare una domanda


  • 21 marzo
    R Amal Serena
    • Sentiamo.



  • 21 marzo
    XXXXX
    • a me piace fare amicizia
    • e non litigare
    • sono una persona solare


  • 21 marzo
    R Amal Serena
    • A me piace la grammatica, anche solo quella base eh.



  • 21 marzo
    XXXXX
    • sei la prima ragazza che vede questo (qualcun* adesso mi dica cosa vedono in generale, vi prego)
    • ed e ' un pregio
    • anche se io non so molto scrivere
    • mi fa piacere conoscerti

  • QUALCHE ORA DOPO...



    21 marzo
    XXXXX
    • facciamo pace:)
    • weì
    • cosa ne pensi
    • amal
    • che fai
    • ti piace la musica? (qualcun* a caso mi dica che non l'ha scritto davvero, vi prego). 
    • WE SEI DURA EEEEE
    • ho sei di poche parole
    • grazie
    • non ci credo che non parli con me per questo futile motivo
    • non vedo il senso
    • ma non mi piace parlare da solo
    • ti volevo fare dei complimenti .......ma ...


  • PARECCHIE ALTRE ORE DOPO...

    21 marzo
    XXXXX
    • spero di risentirti a presto, e forse con piu tranquillita nei tuoi confronti

  • 21 marzo
    • we' sei ancora arrabbiata con me?
    • rispondi daii
    • ti regalo fosse se mi rispondi (lo so che questo fa di me una persona orribile, ma qui ero davvero rovesciata in terra dalle risate...)
    • daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

  • A FINE GIORNATA...
    21 marzo

    • grazie di avermi cancellato,meno male che la gente non e come te
    • stai fuoriiiii




::FINE::


Titoli di coda
Odio i refusi nei libri nuovi, 
e quando abusi di esclamativi. 
Gli accenti storti sui perché, 
gli apostrofi sul verbo È 

Mi fermo sempre sui dettagli. 
Ti sbagli, ma lo sai: mi fermo sempre sui dettagli. 
Un punto che non c’è è un vuoto a perdere
.