domenica 27 marzo 2011

In una scatola

Ogni volta che ho traslocato mi sono sentita dire qualsiasi cosa su come gestire l'impatto emotivo del cambiamento.

Che lasciare una casa è come elaborare un lutto.
Che i ricordi faranno male.
Che devi essere metodico nel preparare i tuoi scatoloni.
Che poi ti diamo tutti una mano a spostare le tue cose (e il giorno che li chiami sono tutti in Nuova Zelanda).

Insomma, sulle cazzate ci sprechiamo sempre tutti.
Il che non è poi così tanto un problema se ci pensiamo.
Alla fine da quando me ne sono andata di casa (ormai ben nove anni fa proprio in questi giorni!) ho cambiato talmente tanti indirizzi che ringrazio ancora il fatto di avere una residenza fantasma.
Se avessi preso il domicilio o la residenza in ogni casa dove ho vissuto, all'anagrafe avrebbero cercato di unire i puntini da 1 a 50 per sentire il suono delle mie imprecazioni con gli scatoloni sulle spalle.

Questa casa romana è assolutamente uno dei luoghi dove ho vissuto più a lungo.
Di cui ho aperto e richiuso la porta più volte.



Ora è in fase di smantellamento selvaggio.
Sto alleggerendo il carico.
Nei sacchi dell'immondizia finiscono centinaia di disegni, decine di album, pagine scritte, riviste, ricordi che non ho più voglia di portarmi dietro.
Assomiglia un po' a un rito preparatorio. Devo scegliere, e questa volta in modo radicale.
Chiudo in quelle scatole solo quello che ho deciso di portare con me.
In un solo viaggio devo riportare a Genova quello che ci ho messo tre anni a portare a Roma.
E questa volta non voglio più portarmi dietro il superfluo, quelle cose che non so nemmeno io se mai le riprenderò in mano, se mi potranno servire, se troveranno mai un posto sensato nelle mie case.
Via tutto.
Basta.


Non so quando li riaprirò questi scatoloni e neanche dove lo farò.
Ma sono sicura di chi ci sarà in quel momento, ad aiutarmi a rimettere a posto.
E questo mi fa sembrare questo peso ancora più leggero.

4 commenti:

donasonica ha detto...

mi pare che il finale sia speranzoso e luminoso assai!

Amal ha detto...

Sì. A volte non è importante un presente complicato, è importante sapere che si hanno le energie (e gli alleati giusti) per farlo concludere nel modo migliore possibile :*

Anonimo ha detto...

Ecco, il commento mi sembra la degna conclusione del bel post.. in particolare ho chiara questa parte:
"Assomiglia un po' a un rito preparatorio. Devo scegliere, e questa volta in modo radicale.
Chiudo in quelle scatole solo quello che ho deciso di portare con me."
Lo sto facendo anch'io, già in questi giorni, anche se il trasloco ci sarà più avanti.
Buon rito, buone scelte. ;)

Amal ha detto...

:*