giovedì 1 settembre 2011

C'era un tempo bellissimo per le esplosioni.

Sarà quella parte di me che ha bisogno di una luce fortissima per poter godere delle sue ombre più lunghe, sarà che quel posto ha qualcosa di strano e affascinante nello stesso momento, come un deserto di ricordi.

Cornigliano.

Dove l'odore che respiri lo sai benissimo che ha un po' a che fare con la morte, con le polveri sottili buttate nell'aria per decenni.
Quel quartiere dove al posto di un castello meraviglioso hanno costruito opifici e altiforni.
ILVA e Ansaldo sono nomi che hanno a che fare con il quartiere con il più alto numero di tumori della città, con le vie più rumorose, con l'aria più irrespirabile

Sei un piccolo aereo abbattuto, la carcassa del borgo di pescatori, privato senza pietà dello sbocco al mare che ti aveva reso famoso.
La tua unica colpa è esserti trovato in un posto strategico per lo sviluppo della città.


Eppure, stanno cercando di rimetterti a nuovo. Villa Bombrini sembra un tentativo di ingannare la vista, di distrarre un attimo. Vuole mandare in cortocircuito le tue percezioni appena ci entri.
Dimenticare il deserto e il degrado che la circondano sembrano i suoi scopi principali.


Ma lo sai benissimo che dietro di sé non riesce a nascondere i tuoi detriti. I resti di quello che sei stato.

La tua vergogna stanno cercando di estirparla esportando un po' per volta, come si fa con una metastasi, tutti i tuoi resti e quello che è rimasto dopo la tua condanna (anche se ti hanno piazzato una serie di grattacieli in ordine completamente casuale, come se gli fossero caduti dal cielo nel posto sbagliato ma pesassero troppo per buttarli via).



L'hanno fatto, credono di poter riempire gli spazi con i vuoti che lasciano e non vice versa. 

Ma ieri c'era un tempo bellissimo per le esplosioni, per degli altri pezzi di te da abbattere. Perché quei capannoni, quelle fabbriche abbandonate sono diventate davvero troppo ingombranti per tutti.


E l'hai detto con un boato fortissimo, coprendo il sole con il fumo dell'esplosione.
All'improvviso, prendendomi alla sprovvista, senza darmi il tempo di salire in alto per guardare meglio, per fare quella che sarebbe potuta essere l'unica foto decente di te in questa giornata.
Tutto è durato un attimo. Poi il fumo si è diradato velocemente e hai spento il sole dietro i palazzi, in un tramonto che aveva qualcosa di post-atomico.


E io sono rimasta con quel sorrisetto ebete stampato in faccia, che aveva l'eco di qualche storia da raccontare e la consapevolezza di non volerlo fare a parole ma andando a cercare, la prossima volta, le immagini migliori per farlo.

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