La somiglianza con Deimos, la mia gatta, è impressionante.
Non fatevi ingannare, non funziona così, se si è dei gattari convinti si sa riconoscere un gatto nero dall'altro.
E questa gatta sembra la gemella della Demis (o Deimos) anche nel modo di miagolare.
Stasera mentre rientravo a casa, dopo un anno intero che vivo qui, per la prima volta ha miagolato, si è strusciata tra le mie gambe e mi ha tenuta in giardino mezz'ora facendomi le fusa, proprio come la mia micia.
Quando sono rientrata nella mia stanza in fase di smantellamento, tutto mi è sembrato straniante.
Non mio. Non ero qui né da nessun'altra parte.
Da quando sono a Roma ho accumulato un discreto numero di fumetti, di persone nuove, di esperienze diverse, di debiti, di soddisfazioni e ho perso molto.
Ho perso i miei gatti nell'ottobre di due anni fa, un sacco di tempo a correggere storie non mie, a non riprendere le matite in mano. A non raccontare più.
Oggi pomeriggio sono tornata a disegnare.
Domani voglio farlo di nuovo. Un'ora al giorno, tutta per me, tutti i giorni di sole da qui alla fine dell'estate.
E voglio mettere mano a tutti i racconti sparsi sui biglietti degli autobus, frammentati in agende e quaderni, o incastrati ancora sulla punta delle dita.
Ma soprattutto non voglio più guardare una maglia nera accartocciata su una sedia ed essere convinta che sia la mia gatta.
La foto di oggi selezionata da Anna (stronza) è un dettaglio interessante.
I più non se ne accorgeranno, ma sto sorridendo.
I più non se ne accorgeranno, ma sto sorridendo.
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