mercoledì 31 ottobre 2012
Vento del Nord
Soffia Tramontana.
Vento di Nord che arriva dai monti.
Vento gelido che si porta dietro la burrasca, ma prima o poi, a furia di soffiare se la porta verso il mare.
Lontano dalle creste dei monti intorno alla città dove i venti cattivi addensano le nuvole e le lasciano lì per giorni.
Vento gelido che cambia il colore al mare, lo rende grigio come il ghiaccio, cambia le correnti, se ti butti in acqua in un attimo sei al largo.
Vento a favore per partire da queste parti.
Credo.
Se facessi vela, se mi mettessi davvero per mare chissà quante cazzate leggerei nelle righe che ho scritto prima.
O forse quanto crederei di esser diventata saggia nonostante io dal mio porto tenda ad allontanarmi per lo più via terra.
Questo post è rimasto nelle bozze per giorni, a prendersi il vento che urla fuori dalle finestre. Nel frattempo qualcuno aveva predetto Cassandra, la quale non ci ha investito davvero. Nel frattempo la temperatura è scesa di parecchi gradi. Nel frattempo i La Quiete hanno suonato a Genova dopo dieci anni, Il Trofeo MacGyver è stato un successo e la quarta edizione di If The Bomb Falls (detta appunto Evitare la Catastrofe) è finita ed è andata benissimo. Ma queste sono tutte cose belle di cui voglio parlare in un altro momento, o di cui forse non ho abbastanza parole per parlarne.
Nel frattempo questo vento è cambiato dieci volte facendo il giro della rosa dei venti per poi tornare ad agitare il mare.
E quindi passa il tempo, il vento di Tramontana torna portandosi dietro nuova pioggia, torna in un giorno in cui non ho qualcosa da festeggiare, ma affronterò la pioggia in diagonale per riempire un bicchiere da alzare al cielo alla salute di un bel ricordo. Alla salute di quel momento in cui un atto in genere riservato ai singoli divenne un atto collettivo, partecipato e meraviglioso. Due anni fa curavo una collana per NPE che si chiama Nuvole in Tempesta.
Adesso le nuvole in tempesta sono uscite dalle pagine dei libri e riempiono il cielo di Genova da giorni.
In questo istante il vento soffia così forte da far tremare i vetri, urla con quel rombo sordo in grado di colpirti in pieno al centro del plesso solare e far tremare le costole. Quell'urlo costante che è più spaventoso del silenzio che lo segue.
Fa cadere la pioggia in diagonale totalizzando la completezza dei rumori.
Questa casa è su un promontorio. Qui il vento soffia cattivo anche quando nel resto della città tace o è lieve.
Ora è così feroce da spaventarmi, da distrarmi. Da farmi venir voglia di registrare il fischio della cappa della cucina da cui entra in casa.
Ora basta.
La verità è che vorrei che tacesse tutto. Perché è come sentirmi dentro il mio specchio. Non attraverso di esso come Alice, o semplicemente riflessa.
Come in queste foto che ho scattato domenica, su una scogliera di venti metri a Pieve Ligure.
Erano le tre del pomeriggio e sembrava notte.
Erano le tre del pomeriggio e c'era burrasca.
Io il Marirami l'ho intravisto lì, dove c'è il riflesso sulla linea dell'orizzonte.
Su quello scoglio a picco sul mare, con quelle onde che per poco non mi hanno presa in pieno un paio di volte, ho cercando di buttare in mare la pesantezza, di dimenticarmi questo piccolo mondo di carte che va in pezzi, trascinato dal vento.
Ho trovato un equilibrio anche in mezzo alla burrasca. Non ho lasciato il timone e in mare non ci sono finita davvero.
L'ho amato e temuto come poche altre volte.
Sono dentro al mio specchio mentre soffia questo vento maledetto. Questo vento vento a favore per partire.
Domani spezzerò un viaggio per fermarmi a trovare un punto di equilibrio tra le depressioni delle onde e le loro creste bianche.
Domani è un buon giorno per mettersi di nuovo in viaggio.
Anche se domani cambia di nuovo, perché si sa, il vento del nord è abbastanza volubile.
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