Silenziosamente mi affaccio alla finestra: l'occhio non corre, non si rilassa. Si impalla contro un muro.
Guardo questo cortile, è bello. Questi palazzi alti mi ricordano i palazzi della periferia di Genova.
Non devo ossessionarmi, capita a tutti di dover stare in posti che non ci appartengono.
Capita a tutti di vivere lontani dalla terra dell'anima.
Il gioco vale la candela, soprattutto nel mio caso visto che faccio il lavoro che volevo fare, e "lavoro" per iniziare ad assomigliare alla persona che vorrei essere...
Nonostante tutto, nonostante le persone che mi riportano sulla terra quando, tranne che fisicamente, mi sento altrove, non riesco ad amarti Roma.
Non è sempre vero che l'amore viene con il tempo.
Con il tempo viene la sopportazione, neanche sempre.
Ci penso un attimo e mi accorgo che vorrei riuscire a raccontarvi qualcosa di più emozionante che il panico dell'emigrante.
5 commenti:
a me mancano le montagne, i querceti e il profumo nell'aria... :)
sempre a rimestare amal,raccontaci della tua guerra ai peli superflui piuttosto...
sì infatti, forse è più coinvolgente.
questo post mi piace molto... comunque se dalla tua finestra vedi un albero di nespole sei una ragazza fortunata (a parte il fare il lavoro che piace che è un po' come fidanzarzi son Charlize)
Sì, credo che tu abbia ragione a dire che per molti versi io sono una ragazza fortunata.
Non posso di certo negarlo. :)
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