lunedì 14 marzo 2011

Nero

Una valigia di vestiti neri, l'ennesimo treno in pochi giorni.
Nel centesimo post di questo blog avrei voluto parlarvi dei viaggi che sto facendo, del momento "caffè e chilometri a colazione", del tornare a Roma per cambiare valigia, fare una lavatrice e metterci i vestiti umidi dentro.
Di come sono andate le ultime fiere che ho fatto, degli incontri che mi hanno cambiato, della rivoluzione nel mio lavoro.
Dell'articolo sui Superamici uscito sull'ultimo Comic-Soon.

O forse avrei voluto fare un post, con una filastrocca sulla presentazione di Napoli, o che ne so... potevo parlare dell'ottimismo di un periodo nero, in cui il bicchiere è mezzo pieno (ma di lacrime).

O magari del cinismo che mi invade mentre preparo l'ennesima valigia e mi accorgo che, questa volta, il fatto che io mi vesta solo di nero è terribilmente calzante con il motivo del viaggio.

Invece sono sospesa insieme a tanti altri a guardare quello che succede in Giappone.
Appesa ai blog, alle notizie, a Repubblica.it.
Guardo e in tutto questo ho il terrore di quelle centrali nucleari che, anche se sono dall'altra parte del mondo, sono lì lì per saltare in aria.
Ascolto attonita l'ottusità di una serie di personaggi discutibili che, mentre la Germania decide lo smantellamento, vogliono portare il nucleare in Italia.
Basita, sconcertata, senza parole visto che si commenta da sola la situazione.

Mi chiedo quanto ci sia di vero nei comunicati ufficiali, nelle lettere spedite dall'Ambasciata Italiana (che leggo costantemente appena Lorenzo Barassi aggiorna il suo blog). Quasi che stessero a minimizzare quello che sta accadendo, con i tre reattori della centrale di Fukushima che sono esplosi.
Leggo Naoko Okada sul blog di XL di Repubblica, gli aggiornamenti che mi arrivano sull'iPhone.
Non lo faccio per voyerismo, mi chiedo più che altro che cosa potrei fare se non leggere, guardare e ascoltare.



E poi, stupida che sono, immagino gli scenari post-apocalittici che popolano i fumetti e gli anime Giapponesi. Il primo che mi viene in mente è Neon Genesis Evangelion, con le sue città sommerse dopo il second impact, con il Geo Front sotterraneo, con la corrente tolta a tutto il Giappone per sparare contro l'Angelo.

Sì stempero e penso che alcuni autori che ho letto nella mia adolescenza al momento sono dispersi.
Urasawa,  Takahashi, Masamune, Takeuchi.
Quasi che ci fosse ancora bisogno di un segno per sentire che è tutto reale, che non è un racconto dell'orrore, dopo le notizie di decine di migliaia di morti, dopo quelle immagini che anche se sei lontano sono capaci di generare incubi.

E così, questo centesimo post del blog si veste a lutto se mi potete perdonare l'eufemismo. E lo fa per chi è a centinaia di migliaia di chilometri e per chi, stanotte, è venuto a mancare nella mia famiglia.

Cifra tonda. Pensieri sconnessi.

3 commenti:

baro ha detto...

credo (temo) d'aver capito.
un sincero abbraccio. Nulla di meno importante, nulla di più importante...
baro

Amal ha detto...

Ti ringrazio e ricambio.
A.

Amal ha detto...

il bello del blog di Rrobe è che se scrive un post sullo stesso argomento (http://prontoallaresa.blogspot.com/2011/03/il-grande-giappone.html) ci sono un sacco di persone che lo leggono, che magari trovano le informazioni che cerchi nel web.

Ecco, http://www.animenewsnetwork.com/interest/2011-03-14/morning-evening-manga-creators-draw-for-quake-victims Urasawa non manca all'appello.