mercoledì 6 luglio 2011

Voler bene a Milano, per un giorno. Un giorno solo.



Ci sono dei luoghi che ho sempre trovato repellenti, o nella migliore delle ipotesi piuttosto distanti dalla possibilità di essere lo scenario di qualcosa di bello per me.

Milano è uno di questi luoghi.
Per me è sempre stata il male™, una città bastarda e maledetta, capace di farti a pezzi appena le girano i 5 minuti storti.

Milano per me è sempre il posto sbagliato (o quasi sempre).
Diciamo che sono riuscita a rivalutarla solo dopo aver vissuto per tre anni a Roma.
Rivalutarla abbastanza da trovarla un posto civile, ecco, niente di più.

Oggi a Milano ho voluto bene. 
Mi ha regalato qualcosa che in tutti questi anni di lontananza dalla famiglia di origine non avevo mai fatto.

Incontrare mio padre a metà strada tra dove sono nata e dove ho messo radici da una decina di anni a questa parte.

Incontrarsi a metà strada, dopo non essersi visti per mesi.
Incontrarsi a metà strada dopo aver litigato ferocemente.
A metà strada, per guardarlo in quegli occhi che non lasciano dubbi sul fatto che sono sua figlia.

Prima di riprendere il treno entrambi, poco prima di salutarci, temporeggiamo alla Feltrinelli Express di Milano Centrale, perché io voglio regalargli un fumetto per il viaggio e perché adoro regalargli fumetti e indovinare sempre la storia che gli piacerà.
E siamo lì che scartabelliamo negli scaffali.
Io che non trovo quello che volevo regalargli (e che mi prometto di spedirglielo a sorpresa decidendo che comunque la "seconda scelta" va bene), e lui che guarda i fumetti come se sfogliasse piccoli tesori.
E spunta Wonderland tra gli scaffali.
Ed è lì che arriva quel momento, quello per cui io non sono così brava con le parole per trovare quelle giuste per descrivere quanto ero emozionata.
Perché è il momento in cui mio padre prende in mano quel volume, mi guarda sorridendo e mi dice: "C'è solo da essere orgogliosi di trovare questo libro in una Feltrinelli e di poter leggere il tuo nome sul retro di copertina. Aspetta, ora lo metto in modo che la gente lo veda meglio, perché devono comprarlo".
Perché è bastata quella frase di mio padre per azzerare in un secondo la crisi "professionale" di questo periodo.
Qualsiasi cosa accada, io in questo momento, sono una delle figlie più felici della terra.

(L'unico rammarico è non avere una foto di oggi di mio padre, ma di dover pescare una foto rubata l'ultima volta che l'avevo visto lo scorso inverno...)

1 commento:

Andrea Mazzotta ha detto...

Un applauso a tuo padre! Olè!