Oggi si è spento Don Andrea Gallo.
È una fucilata al cuore per tanti e tante di noi. Lo è per tutte le persone che in questa città l'hanno incontrato decine, centinaia di volte. Per chi l'ha ascoltato. Per chi l'ha abbracciato.
Lo è per tutti quei miei amici e quelle mie amiche che ho visto entrare con gli occhi spenti nella sua comunità, senza nessuna speranza in tasca e poi uscirne con una vita nuova. Con il coraggio di andare avanti.
Sono un'atea convinta. Non ho bisogno di una fede o di un dio qualsiasi per trovare la forza dentro di me ogni giorno. Il coraggio lo trovo nelle cose, nei miei amici, nella mia famiglia di nascita, in tutte le mie famiglie addottive.
È da quando ho 7 anni che mi dico che Dio in realtà non esiste. In nessuna forma. Esistono gli uomini, le donne e un mondo che è molto lontano dall'essere uno dei migliori mondi possibili.
Esiste un mondo con regole e preconcetti che non condivido, con meccanismi malati, con incubi nascosti in ogni angolo di strada.
Esiste questo mondo.
Ed esistono nello stesso momento persone che invece creano delle isole felici.
Persone che dedicano la loro vita a creare dei punti saldi nelle comunità e che il marcio lo combattono con coerenza ogni giorno.
Don Andrea Gallo era una di queste - troppo rare - persone. Vestiva l'abito di un prete e aveva un animo anarchico.
Vestiva l'abito di un prete e non ha mai escluso nessuno, non ha mai allontanato da sé gli atei, gli anarchici, gli scappati di casa, gli ultimi della lista e i primi guerrieri con i paraocchi.
Se la "religione" è un veleno lo è soprattutto per i paraocchi che mette alle persone, per le vie strette in cui le instrada, così come lo sono tutte le cose che richiedono "fede", come il dover essere duri e puri e troppo anarchici per amare un prete.
Non ho avuto bisogno del suo dio per uscire dalla mia di melma, non ho visto uscire i miei amici dalla sua comunità con occhi nuovi perché avevano trovato la fede. Avevano trovato una nuova forza di vivere. Che lui fosse un vero cristiano come dicono alcuni e che fosse un buon prete come dicono altri, non mi ha mai impedito di amarlo, di averne rispetto e stima.
E ora non mi impedisce di piangerlo.
Non piango un prete.
Piango un uomo, un compagno, una persona che a me tante volte ha dato speranza, non fede.
Che la terra ti sia lieve. Che le tue parole riecheggino ancora a lungo come un colpo di gong in noi. Che il mondo ci perdoni perché non siamo ancora pronti a fare a meno di uomini come te.