giovedì 14 giugno 2012

Le cose belle

Lo Scirocco non è un buon vento. Porta cattive notizie, stanchezza, mareggiate e rende pazzi. 
Quando soffia Scirocco non si scende in mare, le nuvole non si diradano e i fiumi non defluiscono.

La settimana scorsa ha soffiato Scirocco e per me è stata la settimana delle cattive notizie.
La settimana delle cose che fanno male, dove il dolore finalmente si manifesta dopo che è rimasto una lunga linea costante a cui sei abituata.
Esplode.
E fa un male cane. 
Fa urlare di rabbia la notte. Ti sveglia, ti smonta, ti annega.

Poi è un attimo. 
E finisce.
È lui ad affogare questa volta. In quella mareggiata, Dove rimani con i piedi a mollo con Leo per mezz'ora a pensare che avresti voglia di lanciarti comunque tra le onde. Ma non lo fai. Rimani con le braccia incrociate dietro la schiena, la schiuma bianca che ti schiaffeggia e un sorriso. Il primo. Quello che ti fa ricominciare, quello che ti fa capire qual è il potere del mare su di te. 

Sori - 10/06/2012

Lunedì, Milano. Magnolia. Hai ricominciato a star bene. Ma non del tutto. 
Ma c'è Marta.
Che non la vedi da quando è partita per i Paesi Baschi. C'è Marta a ricordarti un po' chi sei e da dove vieni (e che forse non le sbagli propio tutte). 


C'è Kole. Che ti ha conosciuto da poco ma che in realtà hai incontrato mille volte. Che abbandoni, giustamente, nelle mani di Marta.


C'è Gianluca. Che è una delle persone più importanti dell'anno. Di cui ho un sacco di foto che gli ho rubato in giro ma che non pubblico perché lo conosco e so che gli dà fastidio. 
Ma è colui che mi porta in giro con i suoi gruppi da sette mesi a questa parte, con sulle spalle la macchina fotografica e il computer, e nella saccoccia gli incontri. E che io non ringrazio mai abbastanza. 
Va bene.
Funziona.

Il giorno dopo c'è il pranzo che aspetti da qualche mese. 
Dove ci sono loro. E la loro sala riunioni.
Loro che sono mesi che senti e incontri in situazioni incasinatissime. Da Lucca al Salone del Libro di Torino, da qualche concerto in giro, a quell'attimo in cui quando passi da Milano vuoi trovare per il caffè.
C'è questo pranzo che è il momento in cui le cose belle riprendono tutte forma. 
E cambia il flusso.

 (Bao al Salone Internazionale del Libro di Torino)
(Bao al Salone Internazionale del Libro di Torino)

I ragazzi di BAO. Quelli che ti regalano le storie belle. Quelli che fanno in modo che quando soffia Scirocco tu abbia sempre qualche appiglio. Quelli che fanno delle cose belle. Perché io ho bisogno di storie che mi incantino come ho bisogno dell'ossigeno e loro riescono sempre a farmele avere tra le mani. 
E tu li guardi, lo sai che sei la loro amica disordinata e rumorosa, che con la loro precisione non hai molto a che fare, ma ti vogliono bene (e ancora non capisci molto bene il perché, ma al contrario hai perfettamente chiari i mille motivi per cui li ami, per cui ti senti di dire che non è mai troppo tardi per gli incontri belli). 
Le altre persone importanti dell'ultimo anno. Tra le più importanti di sicuro. Anche se a volte ti senti come un tossico dipendente quando si innamora del suo pusher. Ma questo è un dettaglio trascurabile.
C'è quel momento alla fine del pranzo dove hai tenuto banco (dove hai spaventato i loro stagisti, dove non ti sembra vero di esser per due ore seduta nello stesso posto con loro senza che arrivino 57 impegni al secondo) c'è quel momento a fine pranzo, dicevo, dove ti fumi una sigaretta con Caterina sul balcone e per la prima volta le dici che no, non va tutto bene, lei ti sorride, ti guarda e ti dice che hai bisogno di una storia che ti emozioni.


Esattamente come hanno fatto tante volte Leonardo o Michele (di cui con profondo rammarico non ho nemmeno una foto), che mi hanno regalato le mie storie preferite. 

Ecco, è questo che fanno i Bao: mi regalano storie che funzionano come medicine ad ampio spettro per sopravvivere, per sorridere, per non farmi investire dalla tempesta.
E io sono lì che mi chiedo come e quando arriverà il giorno in cui le potrò ricambiare. 

E un pomeriggio con TIto, ospite nel suo studio pieno di persone che fanno cose bellissime. Un pomeriggio a lavorare faccia a faccia, due ore e mezza di concentrazione e silenzio, dove non mi faccio comunque scappare l'occasione per ritrarlo.
Credo che siano i ritratti più belli che ho fatto fin'ora. 



Poi c'è l'emozione. Quella che ti fa capire che questa volta Milano la stai amando per molto più di un giorno solo.
Quando Bianca torna da Genova a Milano in tempo per accaparrarsi la tua valigia. 
Ci sono un fiume di cose da dire concentrate in due ore.
C'è la mattina dopo in cui, a furia di stare in giro, ti svegli e il tuo corpo di dice "Sorpresa! Non sai assolutamente dove sei e no, quello che vedi fuori dalla finestra non ti aiuta a capire niente". Un po' come John Doe all'inizio di ogni volume dopo che è finito nella prigione degli universi narrativi.
Tornare da Bianca con la spesa. Il pranzo in terrazzo. Con quella vista che ti fa sembrare bella anche Milano.


Bene. La valigia devi rimettertela in spalla. Una notte a Genova, poi Torino, poi di nuovo a casa per qualche giorno, ancora non sai quanti giorni. 
C'è l'ultima lezione dell'anno in cui saluti i tuoi allievi di sceneggiatura, non senza emozione. 
C'è questa foto che ti ha fatto Bianca che dice più di ogni altra cosa, più di tutte le parole che hai vomitato qui, più di tutte le foto che hai fatto. Perché in questa foto hai il sorriso delle cose belle.

Foto di Bianca Weiss Tabaton

3 commenti:

  1. Grazie, amica mia.
    Ciao
    Tito

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  2. Sono io che ringrazio te, per quelle due ore preziose. Davvero.

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  3. Ciao. Sono Simona, ho scoperto da diversi mesi il tuo blog navigando nel profilo facebook di Ilaria Z.. Mi piace molto come scrivi. Userò l'incipit di questo tuo post, come stato nel mio profilo FB, naturalmente attribuendolo al legittimo autore. In bocca al lupo e grazie per il tuo blog. Simona

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